Un gruppo di ricerca guidato dall’immunologo Iliyan Iliev della Weill Cornell Medicine di New York City ha studiato la reazione che esiste fra il microbiota e la COVID-19.
Loro hanno focalizzato la ricerca sulla presenza dei funghi intestinali quali la Candida e la COVID-19 grave.
Per fare questo hanno cercato la presenza di anticorpi della Candida nel sangue di 91 persone ricoverate con la malattia nel 2020.
Gli anticorpi sono elementi proteici che il nostro sistema immunitario, nello specifico i linfociti B, producono in risposta alle invasioni microbiche. Gli anticorpi, vengono prodotti dall’organismo per difendersi dalle infezioni e dalle tossine. Sono proteine che si attaccano a tutto ciò che viene riconosciuto come estraneo (batteri, virus, molecole particolari ecc.) e che consentono alle cellule del sistema immunitario (il nostro esercito) di identificarle come pericolose, quindi aggredire e distruggere.

All’interno di questo gruppo quasi tre quarti dei pazienti erano affetti da COVID-19 grave e ricevevano più di sei litri di ossigeno supplementare al minuto o una ventilazione meccanica invasiva, mentre il resto aveva una malattia moderata o lieve.
Le persone con COVID-19 grave hanno prodotto circa quattro volte più anticorpi contro tre specie fungine comunemente presenti nell’intestino, tra cui il lievito Candida albicans. L’alta prevalenza di anticorpi suggerisce che queste persone avevano quantità elevate di questi funghi. Anche i campioni fecali raccolti all’inizio del 2021 da 10 persone affette da COVID-19 hanno mostrato livelli complessivi più elevati di funghi intestinali, soprattutto di specie di Candida, rispetto a 10 individui sani. Per queste persone, l’abbondanza di Candida era positivamente correlata alla gravità della malattia. Oggi è stato dimostrato che la presenza di alcune specie fungine, in particolare la C. albicans, attiva il sistema immunitario, di conseguenza l’infiammazione. Infatti un sottogruppo di persone affette da COVID-19 grave, ha mostrato che il numero di anticorpi contro la C. albicans nel sangue era collegato al numero di cellule immunitarie chiamate neutrofili, che possono scatenare l’infiammazione attraverso una serie di meccanismi tra cui la produzione delle famose citochine pro infiammatorie. Quando i ricercatori hanno infettato i topi con C. albicans estratto da persone con COVID-19 grave e poi li hanno infettati con SARS-CoV-2, hanno osservato che un numero maggiore di neutrofili invadeva i polmoni degli animali e attivava una risposta infiammatoria rispetto ai topi con SARS-CoV-2 da solo. Somministrando a questi topi un farmaco antimicotico, il numero e l’attività dei neutrofili sono diminuiti. Questo studio ci dimostra quindi quanto è importante avere cura del proprio microbiota.
La presenza di Candida intestinale può dunque creare uno stato di infiammazione intestinale che peggiora quadri patologici quali quella della COVID-19.
Con la biorisonanza è possibile rilevare la presenza di Candide (disbiosi fungina microbiota) e correggerli.
La prima consulenza dura circa due ore, durante le quali si valuta o stato il nostro stato di salute, i punti di debolezza e le strategie per ottenere miglioramento con le sedute successive. Io ricevo a Vicenza e a Cagliari.
Nature Immunol. https://doi.org/10.1038/s41590-023-01637-4 (2023).


